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Gentilissimi,
Vi scrivo questa lettera in merito all’articolo di Domenico Gallo, pubblicato il 10 aprile, intitolato “La vigilia della guerra e la rinascita del maccartismo“.
Ricevo e leggo la vostra newsletter, che ho sempre trovato informativa e interessante per quanto riguarda temi di politica italiana, giustizia e diritti. Nell’ultima edizione, però, l’articolo in questione mi ha colpito negativamente per quelle che a mio giudizio sono affinità inquietanti e pericolose con la propaganda del Cremlino, che solo la scorsa domenica (13 aprile) ha dimostrato la sua vera faccia rispetto al millantato desiderio di pace bombardando ben due volte una piazza nella città di Sumy, con il primo missile mirato a colpire la popolazione civile che si dirigeva in chiesa, e il secondo, poche decine di minuti dopo, per colpire i soccorritori, le ambulanze e i medici arrivati sul luogo per portare aiuti; questa volta con un colpo a frammentazione per massimizzare i danni agli esseri umani.
Posso comprendere che ci siano argomenti contro il riarmo europeo, argomenti che non condivido ma che ovviamente hanno tutto il diritto di venire espressi, ma ritengo fondamentalmente sbagliato, in questo momento storico, abbracciare posizioni così vicine alla propaganda di un regime autocratico come quello putiniano.
Nell’articolo in questione, Domenico Gallo chiede: “Da dove risulta che la Russia ha scelto di dichiarare guerra a qualche paese europeo [?]”.
A mio parere, questa domanda ha due risposte, una ovvia e l’altra un po’ meno.
La prima è la guerra in Ucraina. Un paese europeo geograficamente e culturalmente, invaso dalla Russia proprio dopo i fatti di Maidan, per il grande crimine di essersi voluta avvicinare all’Unione Europea, che a parole diciamo di amare. Quella notte di febbraio del 2022, mentre i carri armati marchiati con il simbolo Z sfondavano i confini e i paracadutisti delle Spetsnaz si lanciavano fucile in mano sulla capitale di un paese libero e democratico, la guerra che tanto abbiamo temuto era tornata sul suolo europeo.
La seconda risposta riguarda tutti i paesi della vecchia sfera sovietica, soprattutto i paesi Baltici, la Polonia e la Moldavia. Fin dall’inizio dell’invasione, la propaganda russa è stata molto chiara nel suo interesse non solo riguardo all’Ucraina ma anche verso questi paesi, con la stessa filastrocca (“Il comportamento degli stati baltici minaccia la Russia”. “La Russia si sente minacciata e si deve difendere”) usata per giustificare l’invasione dell’Ucraina.
L’articolo continua chiedendosi se la Russia non abbia “intrapreso operazioni di destabilizzazione come hanno fatto gli USA a piazza Maidan”. Ma come? La Federazione Russa, dal giorno della sua nascita dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991, ha sempre agito per destabilizzare i governi europei in favore dei propri interessi. Basti pensare ai recenti eventi in Romania e all’arresto del candidato Călin Georgescu, accusato di ricevere fondi dalla Russia e di aver comprato voti con il supporto di organizzazioni russe, o a quello che accade nella nostra stessa Italia, con lo scandalo che ha coinvolto i finanziamenti occulti da parte della Russia alla Lega Nord. Senza dimenticare l’assassinio, compiuto nel Regno Unito, di Alexander Litvinenko, la cui “colpa” era voler esporre i collegamenti di Putin e della mafia russa in Europa, né quello di Aleksej Navalny, ucciso in carcere dopo vari tentativi di avvelenamento.
Come se tutto questo non bastasse, non esiste alcuna prova di coinvolgimento americano nelle rivolte di piazza Maidan, rivolte invece nate da un desiderio dei giovani ucraini di avvicinarsi all’Unione Europea e ai suoi ideali: un diritto inalienabile di tutti i popoli, una causa giusta, non credete?
L’articolo, nel suo tentativo paradossale di dipingere l’Europa come aggressore, continua dicendo: “Quando si parla di una minaccia grave e senza precedenti, questo è proprio quello che fa il Parlamento europeo quando: ‘invita gli Stati membri a revocare tutte le restrizioni che impediscono all’Ucraina di utilizzare sistemi d’arma occidentali contro obiettivi militari legittimi in territorio russo’. […] La fornitura di armi di ogni tipo per consentire all’Ucraina di combattere meglio contro le forze armate russe […] non sono forme di ostilità che ci rendono – in senso tecnico – cobelligeranti contro la Russia?”
Ancora una volta si gira intorno alla questione chiave: questa guerra è stata iniziata dalla Russia, che ha invaso un paese alleato all’Europa proprio per la sua esistenza come paese filoeuropeo. Questo rende la difesa dell’Ucraina non solo moralmente giusta, in quanto atto di supporto di un paese aggredito in violazione di ogni tipo di diritto internazionale, ma anche una risposta necessaria a una minaccia indiretta all’Europa. E per quanto riguarda i tanto discussi attacchi sul suolo russo, si tratta di attacchi mirati a basi aeree, siti di lancio, centri di comando e tutto ciò che permette alla Russia di continuare la guerra che ha cominciato in Ucraina.
Vorrei chiudere con un’ultima riflessione: non c’è alcun autoritarismo, né alcun desiderio guerrafondaio, dietro all’iniziativa di riarmo proposta dal Parlamento europeo. Credo che nessuno a Bruxelles sogni di vedere l’Europa unita guidare una forza d’invasione ad est con i carri armati che marciano sul Cremlino, ma che ci sia piuttosto il desiderio comune di voler difendere i valori europei che tanto amiamo, in una situazione geopolitica in cui essi sono minacciati da due fronti, dai deliri di potere di Trump e Musk da un lato, e dall’autoritarismo di Putin dall’altro. Con queste minacce alla nostra sovranità, alla nostra indipendenza e alla nostra libertà, non possiamo che reagire innalzando le nostre difese, rendendoci forti proprio per proteggere la nostra libertà e la nostra pace, non per perderle.
Il 9 maggio sarò a Kyiv, dove si celebrerà la giornata dell’Europa, nello Stato che in questo momento storico più rappresenta la lotta per i valori europei di libertà e giustizia. Mi auguro che il supporto europeo all’Ucraina rimanga saldo in questo periodo incerto, e che si possa ottenere presto una pace che rispetti il diritto internazionale e il desiderio di libertà del popolo Ucraino.
Giovanni Tarizzo
14 aprile 2025
Caro Giovanni,
rispondo volentieri alle tue osservazioni perché sono convinto che il confronto fra diversi punti di vista, se condotto in buona fede, sia utile per andare avanti sulla strada della verità e della comprensione reciproca.
Circa l’affinità con la propaganda del Cremlino, l’osservazione non mi turba e non richiede alcuna risposta. Tutti coloro che hanno espresso un pensiero critico rispetto alla narrazione ufficiale sono stati qualificati come putiniani, mentre a coloro che criticano i massacri compiuti da Israele viene attribuita la qualifica di antisemiti.
Bisogna entrare nel merito dei problemi. La Federazione russa ha attaccato l’Ucraina, dopo un conflitto politico che durava da oltre 10 anni, nel quadro di una guerra civile che vedeva una crescente pressione militare dell’Ucraina nei confronti delle regioni russofone secessioniste del Donbass. Sollevando l’ascia di guerra, la Russia ha fatto proprio quello che la Costituzione italiana ripudia, cioè ha utilizzato la violenza militare come mezzo per risolvere una controversia internazionale. Il fatto che la Russia abbia commesso un’aggressione non può cancellare l’esistenza di serie controversie politiche. L’espansione ad est della NATO e lo schieramento di sistemi missilistici in Romania e in Polonia costituisce una minaccia in senso tecnico nei confronti della Russia e come tale è stata percepita. L’ulteriore espansione della NATO in un paese agitato da un paranoico nazionalismo antirusso è stata percepita dal Cremlino come una minaccia insostenibile ed è la ragione dell’attacco russo, come ha riconosciuto lo stesso Stoltenberg in un’audizione al Parlamento europeo il 7 settembre 2023.
La guerra poteva finire dopo poche settimane con gli accordi raggiunti fra le parti ad Istanbul, accordi che prevedevano che l’Ucraina poteva entrare nella UE ma non nella NATO. Questi accordi sono saltati per il veto di Gran Bretagna e Stati Uniti, che hanno indotto l’Ucraina a continuare la guerra con la promessa della vittoria. Già nel novembre del 2022 il generale Mark Milley, capo di Stato maggiore USA avvertiva che il conflitto si era trasformato in una “guerra d’attrito”, tipo prima guerra mondiale, che nessuna della due parti poteva prevalere per cui la guerra doveva necessariamente concludersi con un negoziato. Dopo oltre un milione di morti e distruzioni incommensurabili il Parlamento europeo insiste ancora nella via dello scontro armato per consentire all’Ucraina di conseguire “la vittoria” contro la Russia.
Se noi ci scandalizziamo per la strage di Sumy, non possiamo utilizzarla come un pretesto per continuare la guerra.
Dobbiamo tenere presente che ogni giorno di guerra comporta la morte di almeno 1.000 persone sui due fronti. Tre anni di guerra, hanno comportato, secondo fonti ucraine 825.000 perdite per i russi, fra morti e feriti (al 23 gennaio). Secondo fonti russe, al 31 gennaio sarebbero 1.118.000 le perdite, fra morti e feriti, nelle file dell’Ucraina.
Se vogliamo opporci al trionfo della morte dobbiamo urlare per il cessate il fuoco immediato. Infine circa il mito dell’Ucraina, nazione democratica che combatte per la libertà contro una feroce dittatura, ti chiedo di riflettere su questi fatti.
Secondo dati diffusi dal governo ucraino, oltre 19 milioni di volumi in lingua russa sono stati rimossi dalle biblioteche tra il 2022 e il 2023, compresi autori come Tolstoi, Puskin, Dostoevskji, Bulgakov (i libri di autori russi non sono stati bruciati in piazza come facevano i nazisti, ma la rimozione dalle biblioteche ha lo stesso effetto di cancellare una cultura). Il 20 marzo 2022 11 partiti politici (tutti quelli contrari alla politica del governo) sono stati messi fuori legge. Il 20 agosto 2024, il Parlamento ucraino ha approvato una legge che ha messo al bando la Chiesa ortodossa ucraina collegata al Patriarcato di Mosca. La Chiesa messa al bando è accreditata di 10.000 parrocchie ed è ancora la comunità religiosa maggioritaria nel paese. Sopprimere una Chiesa con milioni di fedeli, è un fatto che stride con la narrazione ufficiale di un paese aggredito che combatte per difendere la libertà.
Da ultimo, dal punto di vista educativo, l’addestramento militare dei giovani richiesto dal Parlamento europeo, non ci riporta ad un’esperienza, quella dei giovani balilla, che avevamo già vissuto e che non avremo mai immaginato di vivere di nuovo?
Domenico Gallo
18 aprile 2025