L’acqua è vita, ma è il diritto più violato

12 Ottobre 2024

Articolo pubblicato su LiberEtà
Daniela Padoan, 1 Ott 2024

Titolo originale Il pianeta e l'acqua sorgente di vita

Scarsa e inquinata: l’acqua è sempre più bene pubblico privatizzato e costoso. Facendo così aumentare le disuguaglianze e le sofferenze di chi non può permettersi questa risorsa vitale. Daniela Padoan, presidente di Libertà e Giustizia, ne ha scritto per il numero di ottobre di LiberEtà, il mensile dello Spi-Cgil.

L’acqua è una presenza scontata nelle nostre esistenze, come l’aria, il sole, la natura nella sua infinita capacità di forme. Fino al momento in cui viene a mancare. Allora tutto cambia. Le occupazioni quotidiane, come lavarci, cucinare, annaffiare una pianta sul balcone, vengono messe in forse. È quanto accade in molti Paesi del mondo, dove spesso sono le donne a sobbarcarsi il compito di percorrere a piedi anche molti chilometri per portare a casa una tanica d’acqua potabile per gli usi più necessari. 

«Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta», ha scritto Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’, «la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora1».  La Terra stessa è un fragile organismo fatto d’acqua che si sta disseccando; e, man mano che i suoli si disidratano, avanzano i deserti. Eppure consumiamo e sprechiamo questo bene vitale ignorando da dove venga, quali strade attraversi per raggiungerci, il modo in cui viene violato, sequestrato, rubato, ridotto a merce. 

L’acqua ha sempre significato, per la specie umana, sopravvivenza, benessere, salute, possibilità di coltivare e viaggiare; è stata una presenza spirituale, mitologica e religiosa, e un legame tra i popoli capace di connettere i confini. Nel nostro mondo, però, l’acqua è sempre più motivo di discriminazioni, conflitti, guerre. Le grandi multinazionali stanno prosciugando questo elemento all’apparenza inesauribile con l’agricoltura industriale, l’allevamento intensivo, le grandi dighe idroelettriche, l’accaparramento di fonti e bacini sottratti alle comunità territoriali e native, la riduzione a merce e addirittura a titolo in Borsa – tanto più redditizio quanto più l’acqua diventa scarsa. 

Uno studio pubblicato su “Nature” già nel 2019 mostrava che dal 3 al 20% dei conflitti armati violenti dello scorso secolo è stato influenzato dalla variabilità del clima o dal cambiamento climatico

«L’umanità sta combattendo una guerra suicida contro la natura» ha detto nel 2020 il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, indicando un sistema di produzione e consumo divenuto insostenibile, «e la natura risponde con uragani, incendi e gravi siccità in molte regioni del mondo». Le conseguenze sono evidenti. Il cambiamento climatico esaspera la crisi idrica, che colpisce le comunità più vulnerabili e povere, generando tensioni e conflitti su scala globale2. Sono sempre più numerosi gli analisti che vedono un chiaro collegamento tra cambiamenti climatici, deprivazione idrica e aumento degli scontri armati o delle vere e proprie azioni militari che mettono a rischio la sopravvivenza degli individui e costringono “i più fortunati” a migrare. 

Uno studio pubblicato su “Nature” già nel 2019, mostrava che dal 3 al 20% dei conflitti armati violenti dello scorso secolo è stato influenzato dalla variabilità del clima o dal cambiamento climatico3, e il Pacific Institute ha predisposto una mappa interattiva che mostra i principali conflitti locali, territoriali e globali dovuti all’acqua: 1.385 soltanto dal 2000 al 2023. Lo studio evidenzia come le risorse e le infrastrutture idriche siano non solo fattori scatenanti dei conflitti, ma possano a loro volta essere utilizzate come armi4

L’accesso all’acqua potabile è un diritto sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, eppure, secondo il Relatore speciale delle Nazioni Unite per l’Acqua, è il diritto forse più violato. Un quarto della popolazione mondiale, secondo l’Unicef, soffre di iniquità e fragilità fondamentali nell’accesso all’acqua potabile. Periferie urbane e interi continenti subiscono politiche razziali dell’acqua: 2,2 miliardi di persone non hanno accesso a servizi idrici sicuri, 3,5 miliardi a servizi igienici e 2 miliardi al necessario per lavarsi le mani con il sapone. Ogni giorno più di mille bambini muoiono per malattie legate ad acqua non sicura e a servizi igienici inadeguati5. A causa della siccità, nel Corno d’Africa sono già morti oltre 13 milioni di capi di bestiame, con una ripercussione sull’intero sistema sociale ed economico. 

Nei prossimi decenni, secondo Oxfam, aree sempre più vaste e spesso poverissime del pianeta saranno colpite da una crescente carenza d’acqua, ed entro il 2050 le persone private di accesso adeguato all’acqua potrebbero salire fino a tre miliardi: una crisi idrica di portata epocale, causata in gran parte dal riscaldamento globale accelerato dalle emissioni di gas serra, con conseguenze drammatiche sull’aumento di fame, malattie e migrazioni forzate di massa. 

Secondo la Banca Mondiale, in Africa settentrionale si avrà la più alta percentuale di migranti climatici – 19 milioni di persone, pari al 9% della popolazione – principalmente a causa della riduzione delle risorse idriche6.

Per la deprivazione dell’acqua nelle aree più povere e fragili del pianeta, Oxfam accusa senza mezzi termini le multinazionali: «Il settore privato tra rubando e inquinando questa risorsa a spese delle popolazioni locali per trarne profitti, aumentando così le diseguaglianze. Le siccità, esacerbate dai cambiamenti climatici, colpiscono l’agricoltura e di conseguenza le economie dei Paesi che ne dipendono, contribuendo ad aumentare la povertà, l’insicurezza alimentare e i problemi di salute degli abitanti, in particolare nel Sud globale»7. I Paesi più ricchi e le multinazionali spostano la carenza d’acqua nelle regioni più povere, importando da oltreoceano prodotti ad alta intensità idrica come frutta, verdura, carne, fiori e acqua in bottiglia. L’agricoltura è responsabile addirittura del 70% dei prelievi di acqua, anche attraverso i sistemi di irrigazione, principalmente per alimentare l’industria della carne e i biocarburanti. 

Il settore privato sta rubando e inquinando questa risorsa a spese delle popolazioni locali per trarne profitti, aumentando così le diseguaglianze, dice l’Ong Oxfam

A mostrarci che l’acqua è un bene comune, e che per questo suo carattere assume un ruolo fondamentale per la democrazia, sono state soprattutto le grandi battaglie dei popoli nativi, come quella di Cochabamba, in Bolivia, costate la vita a molti attivisti e attiviste. Da quelle esperienze è nato un nuovo pensiero politico che ha voluto inserire l’acqua nelle Costituzioni di alcuni Paesi latinoamericani, non solo come oggetto del diritto umano all’acqua, ma come soggetto di diritto in quanto tale, riconoscendo il diritto giuridico a fiumi, laghi, mari, oceani e ghiacciai, indipendentemente dalla presenza umana: un diritto all’esistenza, in virtù della loro continua opera di produzione e mantenimento della vita sul pianeta, per ogni specie vivente.

«Se ci accostiamo alla natura e all’ambiente senza apertura allo stupore e alla meraviglia, se non parliamo più il linguaggio della fraternità e della bellezza nella nostra relazione con il mondo, i nostri atteggiamenti saranno quelli del dominatore, del consumatore o del mero sfruttatore delle risorse naturali», ha scritto Papa Francesco, «incapace di porre un limite ai suoi interessi immediati. Viceversa, se noi ci sentiamo intimamente uniti a tutto ciò che esiste, la sobrietà e la cura scaturiranno in maniera spontanea»8.

C’è una grande ricchezza di esperienze nate in tutto il mondo a cui fare riferimento per affermare il diritto di ciascuno ad avere acqua potabile e servizi igienico-sanitari, per fermare la distruzione di laghi, fiumi, mari, oceani e ghiacciai, e per contrastare il cambiamento climatico in nome della pace della convivenza tra umani e vivente. 

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  1. Francesco, Lettera enciclica Laudato si’ del Santo padre Francesco sulla cura della casa comune, 24 maggio 2015, § 2. ↩︎
  2. UNHCR, Report Acqua, conflitti e migrazioni forzate, marzo 2024, https://www.unhcr.org/it/wp-content/uploads/sites/97/2024/03/Acqua-conflitti-e-migrazioni-forzate-2024-03-1.pdf ↩︎
  3. K. J. Mach et al., Climate as a risk factor for armed conflict, “Nature”, 12 giugno 2019, https://www.nature.com/articles/s41586-019-1300-6. ↩︎
  4. Water Conflict Chronology, Pacific Institute https://pacinst.org/ water-conflict-chronology/ ↩︎
  5. Unicef-OMS, Nel mondo, due miliardi di persone non hanno acqua potabile sicura, 22 marzo 2023, https://www.unicef.it/media/unicef-oms-nel-mondo-due-miliardi-di-persone-non-hanno-acqua-potabile-sicura/. ↩︎
  6. V. Clement et al.,Groundswell Part 2: Acting on Internal Climate Migration, World Bank Open Knowledge Repository, 2021,https://openknowledge.worldbank.org/entities/publication/2c9150df-52c3-58ed-9075-d78ea56c3267. ↩︎
  7. Oxfam, Water Dilemmas: The cascading impacts of water insecurity in a heating world, agosto 2023, https://www.oxfamwash.org/en/response-types/water-security. ↩︎
  8. Ivi, §11. ↩︎

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