La Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789 della Repubblica di Francia, tuttora in vigore, ha proclamato la libertà di coscienza nell’articolo 10, così come la Dichiarazione del 1793 nell’articolo 7. Con gli articoli 1 e 2 della legge del 9 dicembre 1905, la Repubblica ha proclamato il separatismo dello Stato e della Chiesa e “la libertà di coscienza e la libertà dell’esercizio dei culti soltanto nelle restrizioni prescritte nell’interesse pubblico” e che “la Repubblica non riconosce, non contribuisce e non sovvenziona”.
Il 7 gennaio 2015 alcuni incappucciati hanno ucciso 12 persone e ferito 11, a Conflans-Sainte-Honorine, rivendicando l’Islam per criticare il giornale satirico Charlie Hebdo. Il 13 novembre 2015 altri musulmani hanno assaltato il Bataclan di Parigi gridando “Allah è grande!”, facendo esplodere dinamite e uccidendo 129 persone e oltre 300 feriti. Il 25 settembre 2020 un attentatore ha ferito due persone nei pressi di Charlie Hebdo; ad Avignone, in quegli stessi giorni, un musulmano ha ucciso con un coltello gridando “Allah”.
Il professore Samuel Paty, insegnante in una scuola media, discuteva di storia con i suoi studenti, anche mostrando il giornale satirico Charlie Hebdo, concedendo però ai musulmani di allontanarsi in quell’ora di lezione. Il 16 ottobre il musulmano Abdoullah Abouyezifvitch, di 18 anni (o 25?) – certamente plagiato – aggredì, uccise e decapitò il professor Paty. Egli, non arresosi alla polizia, fu a sua volta ucciso: indosso aveva un giubbotto con esplosivo. Nella scuola media di Bois d’Aulne di Coflans venne il presidente della Repubblica Macron, nella stessa sera del 16 ottobre, sfidando pubblicamente l’oscurantismo islamico. E c’è stato un oceano di migliaia di francesi a commemorare Paty a Parigi, Lione, Lille, Tolosa e altre città.
Brahim Aoussaoui, tunisino di 21 anni, arrivato dalla Tunisia in un barchino a Lampedusa, dopo la quarantena di quindici giorni, fu imbarcato sulla nave Rhapsody fino a Bari: lì prefetto lo espulse, lasciandolo però libero. Dalla Puglia Brahim, con poco denaro, arrivò in Liguria e, insieme con l’algerino Ahmed Ben Amor, entrò in Francia senza passaporto. Il 29 ottobre nella basilica di Notre-Dame di Nizza decapitò il sacrestano e uccise altre due donne che stavano pregando. Brahim, ferito, fu arrestato dalla polizia, urlando “Allah è grande!”. E il presidente Macron venne immediatamente a presenziare la Repubblica a Nizza: pare che che Brahim non sia stato ancora interrogato dal magistrato.
Il presidente Recep Tayyip Erdogan – ormai immemore della Turchia laica di Atatürk – ha criticato Macron per i suoi “problemi cerebrali” e per il separatismo religioso tra Francia e Islam (benché Macron non abbia criticato l’Islam, ma l’ideologia islamista): così in Turchia veniva bruciata la bandiera francese.
Dopo l’omicidio del professore Paty, l’ex presidente del Consiglio Manuel Valls sostenne di sradicare l’islamismo in Francia, ma il presidente Macron, non essendo un estremista, criticò a sua volta Valls, accusandolo di “laicità vendicativa”. Anche Bernard-Henry Lévy ha dichiarato che “l’islamismo dell’assassino di Samuel Paty non “avrebbe niente a che vedere’ con l’Islam”.
L’ex presidente della Repubblica François Holland si è, però, preoccupato che il simbolo nel mirino fosse la laicità francese, mentre Macron ha continuato a difendere Charlie Hebdo. Caroline Fourest della testata satirica in una intervista ha affermato che “la nostra libertà ossessiona questi fanatici”. Ma i cattolici, i protestanti, gli ebrei e la persone di altre religioni, magari colte, non possono modificare le proprie convinzioni.
Il Fatto Quotidiano, 3 novembre 2020