Buon pomeriggio a tutti, vi ringrazio per la vostra partecipazione così numerosa. Ringrazio il professor Tomaso Montanari per aver accettato l’invito, per essere qui con noi, liberandosi dai suoi numerosi impegni. Siamo veramente lieti per la sua presenza. Ringrazio il coordinatore del Circolo LeG di Grosseto per essere qui, per i consigli utili e per le cose buone che ultimamente ci ha dato e che lui sa. Inoltre ringrazio il Comitato direttivo della sezione soci Unicoop Tirreno per il l’importante sostegno che il comitato ha voluto offrire a questa iniziativa. Infine ringrazio l’Amministrazione comunale di Follonica per aver concesso il suo patrocinio.
Oggi vogliamo presentare la nascita sul nostro territorio di un circolo di Libertà e Giustizia denominato circolo della “Maremma Grossetana”. LeG è strutturata centralmente, a livello nazionale, ma ha anche numerose articolazioni sui territori: i circoli appunto. Oggi ne aggiungiamo uno ai molti che vi sono già in Toscana e nel resto d’Italia. LeG è un’importante associazione culturale, o meglio di cultura politica, che tuttavia non vuol praticare alcun collateralismo nei confronti di partiti e di movimenti
L’Associazione si propone il perseguimento di finalità sancite dall’articolo 2 del suo statuto; ne rammento alcune: finalità culturali, sociali, educative e formative, la difesa delle ragioni del buon governo, della laicità dello Stato e l’efficacia e la correttezza dell’agire pubblico. L’associazione è aperta a tutti coloro che aspirano a una società ed a uno Stato plurali, al rispetto delle regole, all’indipendenza dei vari poteri e al loro bilanciamento. Per la realizzazione delle proprie finalità l’associazione si propone di organizzare incontri, conferenze, manifestazioni, seminari di studio, in proprio o mediante la collaborazione con soggetti pubblici e privati.
Ecco, noi in qualità di Circolo che abbraccia un vasto territorio, comprendente i comuni di Follonica, Scarlino, Gavorrano, insomma per ora, la zona nord della provincia di Grosseto, ci siamo calati da subito in quelli che sono i compiti dell’associazione ed abbiamo organizzato questo incontro per farci conoscere. Per farlo adeguatamente abbiamo invitato il nostro presidente, il quale ha scritto alcuni mesi fa un bel libro, che ci permette di chiarire meglio quelle che sono le finalità di LeG. Il libro si intitola: “Cassandra muta. Intellettuali e potere nell’Italia senza verità”, edito dal Gruppo Abele, per la collana i Ricci.
Tomaso Montanari è noto a noi tutti per i suoi studi sull’arte italiana ed europea soprattutto del Seicento. Di notevole interesse sono le sue splendide lezioni trasmesse dalla Rai in riferimento ai capolavori del Bernini e a quelli del Caravaggio. E’ professore di Storia dell’arte moderna all’Università Federico II di Napoli oltre che, dal marzo scorso, presidente nazionale di Libertà e Giustizia.
Voglio dire alcune parole sul suo libro professore, perché penso che ci aiuti davvero nel comprendere meglio le idealità di LeG.: ha deciso di intitolare al silenzio di Cassandra il vuoto di pensiero critico degli intellettuali nell’Italia degli ultimi tempi. Il libro è una riflessione dell’autore, che muove da alcune domande: è giusto che gli uomini di cultura si schierino? E se sì, da che parte? Gli intellettuali che cedono alle lusinghe dei potenti, dai partiti alle aziende, possono ancora dare avvio a uno slancio trasformativo della società?
In contrapposizione al mito del cosiddetto uomo della provvidenza, figura che torna spesso nel nostro Paese, Montanari esalta il ruolo degli intellettuali che, con il loro porsi (e porre) domande anche scomode, dovrebbero essere portatori di un sapere critico in grado di demistificare la realtà.
Tuttavia, quando questi sapienti scelgono di stare dalla parte del potere, schierandosi più o meno apertamente, perdono questa capacità, e invece di avviare il cambiamento decidono di tacere. «Ma quando Cassandra tace è perché sta sul carro del vincitore: e poco cambia che ci sia salita volontariamente, che ci si trovi senza accorgersene o che ci sia stata tradotta in catene. Poco cambia: perché il risultato è lo stesso, il suo silenzio». Un silenzio imperdonabile.
Dunque “Cassandra muta” parla del ruolo degli intellettuali e degli studiosi rispetto alla politica.
Il titolo fa riferimento a una scena di “Agamennone”, tragedia del poeta greco Eschilo, nella quale il dio Apollo sputa sulle labbra della sua sacerdotessa, che non ha voluto concedersi a lui, condannandola a non essere più creduta nelle sue profezie.
Sappiamo come è andata a finire per i troiani, che non ascoltarono Cassandra, a proposito del cavallo di legno e Montanari vede nel comportamento degli intellettuali e della nomenclatura universitaria di oggi, delle similitudini inquietanti con Cassandra. Come la sacerdotessa sul carro di Agamennone, anche gli studiosi italiani vengono mostrati e fatti oggetto di vanto solo quando tacciono sulle storture della politica, ovvero quando mancano di impegno pubblico.
“Gli uomini di cultura non devono lasciare al potere, che ha il monopolio della forza, anche quello della cultura”, questo il monito di Montanari per coloro che ricercano la verità attraverso la scienza. Da parte mia vorrei offrire alla nostra riflessione comune, due testi che mi paiono adattarsi molto bene alle considerazioni del professore e di conseguenza a quelle che sono le finalità di LeG.
Il primo è un testo di Immanuel Kant, grande filosofo, noto soprattutto per la “rivoluzione copernicana” operata dalla prima critica nel campo della conoscenza. Questo scritto però è un passo tratto da un suo saggio politico intitolato “Risposta alla domanda: che cos’è l’Illuminismo?”.
Dice l’autore: “L’illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità. Minorità è l’incapacità di servirsi della propria intelligenza senza la guida di un altro. Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! Questo è il motto dell’illuminismo. Esso non predica pigrizia e viltà, ma coraggio e decisione. Coraggio e decisione non già nel dispregiare regole e tradizioni, ma nell’usare criticamente la ragione. Ma io odo da tutte le parti gridare: Non ragionate, ma obbedite”.
Per tornare ai tempi nostri, l’obbedienza, la mancanza di uso critico della ragione, la vediamo ogni giorno: nel conformismo dei giornali e dell’università, nella trasformazione della cultura in
intrattenimento, nello svuotamento della scuola. Ci sarebbe un gran bisogno di far pubblico uso della propria ragione in ogni campo ed invece l’obbedienza, il conformismo la fanno da padroni.
LeG deve cercare di salvare una delle funzioni fondamentali di una democrazia moderna e complessa come la nostra: il pensiero critico che invece, è sempre più marginalizzato.
Il secondo testo che vorrei sottoporre alla vostra attenzione, è tratto da quel grandioso romanzo che sono “I Fratelli Karamazov” di Dostoevskij, in particolare da quel capitolo (all’interno del romanzo) di grande bellezza, intitolato “La leggenda del grande inquisitore”; un testo che non cessa d’interrogarci e che noi non cessiamo d’interrogare secondo le nostre attuali domande.
Soprattutto uno scritto che l’autore fa nascere entro una visione generale della libertà cristiana, quasi a suo coronamento, una visione da cui tuttavia si è ormai emancipato. La Leggenda, infatti, parla sempre più intensamente all’uomo contemporaneo, mettendolo di fronte alla realtà della sua vita nelle odierne società.
Nel monologare dell’Inquisitore di fronte al Cristo -fino all’enigmatico bacio finale– si trovano continui agganci con il nostro tempo presente, che in molti aspetti sembra dare compimento al progetto dell’Inquisitore, al suo cinico nichilismo, al governo pastorale: cioè un governo caritatevole nei confronti di chi si adegua, ma che invece usa il bastone in caso contrario, verso coloro che dissentono.
L’Inquisitore vuole, dunque, che si verifichi un fatto preciso e significativo, assecondando la tendenza degli uomini ad accettare di vedersi togliere la propria vera libertà, scambiandola con quella misera ed obbediente persuasione di un apatico conformismo.
Purtroppo anche oggi si ritrovano molti atteggiamenti conformi a quello che è il progetto dell’inquisitore: l’obbedienza, il conformismo, persino il cinico nichilismo. Allora il fine di Leg è quello di cercare di togliere di mezzo questi comportamenti e tentare invece di costruire una società critica, del dissenso: queste sono le condizioni vitali per dare un futuro alla nostra democrazia e alla nostra libertà.
LeG deve difendere e mettere a disposizione di tutti quegli strumenti di ricerca e conoscenza attraverso cui i cittadini hanno la possibilità di esercitare la loro piena sovranità, quella sovranità che appartiene al popolo, sancita dall’Articolo 1 della nostra amata Costituzione. La Carta che abbiamo difeso orgogliosamente il 4 dicembre 2016 e della quale sentiamo da tanto tempo l’urgenza di un’attuazione completa, in tutte le sue parti. Questo è uno degli obiettivi primari che LeG vuole perseguire.
(*) L’autore dell’intervento è il coordinatore del nuovo Circolo Leg della Maremma Grossetana. L’incontro di presentazione è avvenuto lo scorso 18 gennaio a Follonica.