Una  manifestazione «per dare voce all´Italia che in queste settimane  ribolle di passione civile». Libertà e Giustizia la organizza per sabato  prossimo a Milano. Gustavo Zagrebelsky, presidente onorario  dell´associazione, spiega così il significato di «Ricucire l´Italia».
Professor Zagrebelsky, com´è nata l´idea?
«E´  venuta due settimane fa a una signora che partecipava al nostro  seminario di Poppi in Casentino, nel castello in cui Dante scrisse i  versi del sesto canto del Purgatorio: ‘Ahi serva Italia, di dolore  ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie  ma bordello´. L´ambizione è quella di provare a invertire la china, a  ricucire le diverse fratture che attraversano l´Italia in questo  passaggio particolarmente difficile della sua vita politica».
Si riferisce al tentativo secessionista della Lega?
«A  quello, ma non solo. Certo, c´è da contrastare la balorda idea che si  possa allargare il solco tra Nord e Sud fino alla secessione: sarebbe un  bel paradosso a 150 anni dall´Unità, come giustamente ha sottolineato  il Presidente Napolitano».
Quali altre fratture vedete?
«C´è  quella sociale, il divario che aumenta sempre più tra ricchi e poveri.  C´è la frattura generazionale, quella che divide i giovani precari dai  lavoratori più anziani. C´è anche una frattura di natura etnica tra  immigrati e residenti. Se ci pensiamo, in questi anni la politica ha  lavorato per aumentare queste fratture, in alcuni casi ha addirittura  fatto fortuna sulla loro esistenza».
Avete preparato un manifesto per l´iniziativa di sabato. Qual è, tra le tante, la frattura principale da ricucire?
«Sabato  partiremo da quella tra gli elettori e il ceto politico, tra  rappresentati e rappresentanti. Ci sono stati in questi mesi diversi  segnali su cui riflettere: il successo dei referendum ma anche certe  candidature vincenti alle amministrative ci dicono che il sentire degli  italiani è sensibilmente diverso da quel che viene percepito non solo  dal governo, ma anche dai partiti e dal Parlamento».
Parla della distanza tra società civile e palazzo?
«E´  così anche se dobbiamo stare attenti. Non mi piace fare nomi ma in  queste settimane c´è il rischio di lasciarsi andare alle tentazioni  dell´antipolitica. Non dobbiamo cedere alla demagogia distruttiva del  ‘tanto i politici sono tutti uguali´. Userei anche con cautela  l´espressione ‘società civile´ di cui Libertà e Giustizia si sente  parte: è un´espressione che è usata spesso come sinonimo di salotti».
Che cos´è invece, a suo parere, la società civile?
«Sono  i tanti, giovani e meno giovani, che incontro a lavorare nelle  associazioni di volontariato, cattolico e laico. Volontariato in senso  molto largo: persone che sono disposte a dare tempo, capacità  professionale, denaro in modo disinteressato per il bene di tutti. E´  volontariato anche partecipare alla nostra manifestazione di sabato. A  questi molti, moltissimi, la politica ufficiale sembra avere sbarrato le  sue porte. E´ ora che questa società civile decida di far sentire la  sua voce in politica».
Avete partecipato alla raccolta di firme per  il referendum elettorale. E´ meglio andare subito alle elezioni  anticipate o modificare la legge attuale, magari con un governo di  transizione?
«Noi abbiamo raccolto le firme con lo slogan: ‘Mai più  al voto con questa legge´. Dunque, per coerenza, sarebbe preferibile che  prima delle prossime elezioni si modificasse la legge. Come e chi debba  modificarla è oggetto della discussione politica. Certo bisognerà  trovare il modo di andare al voto in tempi brevi perché il protrarsi  dell´attuale stallo renderà molto difficile la ricostruzione quando si  aprirà una fase nuova».
Una nuova manifestazione, dopo le molte dei mesi scorsi. Che cosa potrà cambiare?
«Non  è una manifestazione da sola che può rivoluzionare il quadro politico.  Ma proprio le manifestazioni di questi mesi sono servite a far sapere  che quella frattura tra paese reale e palazzi della politica si stava  allargando. Queste iniziative servono a far capire che un´altra Italia è  possibile. Anzi, c´è già. Si tratta ora di organizzarla, vedremo chi  saprà farlo».		
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